1 Avvento/C (29-11-2015) – Cattedrale di San Lorenzo – Perugia, Il Volto della Misericordia
1. Gesù Cristo è il volto della misericordia del Padre. Il mistero della fede cristiana sembra trovare in questa parola la sua sintesi. Essa è divenuta viva, visibile e ha raggiunto il suo culmine in Gesù di Nazareth. Il Padre, « ricco di misericordia » (Ef 2,4), dopo aver rivelato il suo nome a Mosè come « Dio misericordioso e pietoso, lento all’ira e ricco di amore e di fedeltà » (Es 34,6), non ha cessato di far conoscere in vari modi e in tanti momenti della storia la sua natura divina. Nella « pienezza del tempo » (Gal 4,4), quando tutto era disposto secondo il suo piano di salvezza, Egli mandò suo Figlio nato dalla Vergine Maria per rivelare a noi in modo definitivo il suo amore. Chi vede Lui vede il Padre (cfr Gv 14,9). Gesù di Nazareth con la sua parola, con i suoi gesti e con tutta la sua persona[1] rivela la misericordia di Dio. 2. Abbiamo sempre bisogno di contemplare il mistero della misericordia. È fonte di gioia, di serenità e di pace. È condizione della nostra salvezza. Misericordia: è la parola che rivela il mistero della SS. Trinità.
Misericordia: è l’atto ultimo e supremo con il quale Dio ci viene incontro. Misericordia: è la legge fondamentale che abita nel cuore di ogni persona quando guarda con occhi sinceri il fratello che incontra nel cammino della vita. Misericordia: è la via che unisce Dio e l’uomo, perché apre il cuore alla speranza di essere amati per sempre nonostante il limite del nostro peccato. 3. Ci sono momenti nei quali in modo ancora più forte siamo chiamati a tenere fisso lo sguardo sulla misericordia per diventare noi stessi segno efficace dell’agire del Padre. È per questo che ho indetto un Giubileo Straordinario della Misericordia come tempo favorevole per la Chiesa, perché renda più forte ed efficace la testimonianza dei credenti. (Papa Francesco)
Opere di misericordia spirituale: Ammonire chi cade in errore – Leggi: Mt 18, 15-17; Rom, 3,10-12
“Il cap. 18 del Vangelo di Matteo .. è definito la magna charta della comunità. Non si tratta di sparlare degli altri e di scandalizzarci dei loro errori. Invece di parlare dell’altro, dobbiamo parlare con lui. Ma dobbiamo farlo con la consapevolezza che siamo a nostra volta in pericolo.. Non dobbiamo umiliare il fratello o la sorella, né condannarli.. ci rivolgiamo a lui non per ritenerci superiori, né per accusarlo. Gli facciamo notare quel che ci preoccupa, senza condannarlo .. Gesù parla.. di ‘guadagnare’ il fratello.. Non significa tirarlo dalla nostra parte…, piuttosto guadagnare l’altro alla vita, al cammino che lo porta alla vita.. a Cristo. Non si tratta di conquistare l’altro a nostro vantaggio… L’ammonire chi cade in errore è un’opera di misericordia soltanto quando chi è in errore (o il peccatore) si sente vincitore, quando gli si aprono gli occhi e riesce a guardare la propria vita in modo nuovo, quando si rialza e riesce a percorrere il proprio cammino rinvigorito e fiducioso… Ammonire chi cade in errore ha anche una dimensione politica. E’ nostro compito far notare delle tendenze che ci portano nella direzione sbagliata.. Non si tratta di mettere alla berlina gli altri e di accusarli. Il nostro compito è piuttosto quello di affinare la consapevolezza – nostra ed altrui – per le strade che non portano da nessuna parte.. Il cristianesimo.. deve mantenere la sua dimensione profetica facendo notare cose che molti non amano sentir dire.. [come dice il poeta] Gǜnter Eich: ‘Siate scomodi, siate la sabbia, non l’olio, del meccanismo del mondo’ “ (A. Grǜn, Le sette opere di misericordia, Queriniana).