La carità “non tiene conto del male ricevuto” (1Cor 13,5)
“Gesù.. disse: «Padre, perdona loro perché non sanno quello che fanno» (Lc 23,34). Invece la tendenza è spesso quella di cercare sempre più colpe, di immaginare sempre più cattiverie, di supporre ogni tipo di cattive intenzioni, e così il rancore va crescendo e si radica. In tal modo, qualsiasi errore o caduta del coniuge può danneggiare il vincolo d’amore e la stabilità familiare. Il problema è che a volte si attribuisce ad ogni cosa la medesima gravità, con il rischio di diventare crudeli per qualsiasi errore dell’altro.
La giusta rivendicazione dei propri diritti si trasforma in una persistente e costante sete di vendetta più che in una sana difesa della propria dignità… Oggi sappiamo che per poter perdonare abbiamo bisogno di passare attraverso l’esperienza liberante di comprendere e perdonare noi stessi.. Incolpare gli altri si trasforma in un falso sollievo. C’è bisogno di pregare con la propria storia, di accettare sé stessi, di saper convivere con i propri limiti, e anche di perdonarsi, per poter avere questo medesimo atteggiamento verso gli altri.. Questo presuppone l’esperienza di essere perdonati da Dio, giustificati gratuitamente e non per i nostri meriti. Siamo stati raggiunti da un amore previo ad ogni nostra opera, che offre sempre una nuova opportunità, promuove e stimola. Se accettiamo che l’amore di Dio è senza condizioni, che l’affetto del Padre non si deve comprare né pagare, allora potremo amare al di là di tutto, perdonare gli altri anche quando sono stati ingiusti con noi. Diversamente, la nostra vita in famiglia cesserà di essere un luogo di comprensione, accompagnamento e stimolo, e sarà uno spazio di tensione permanente e di reciproco castigo” (Papa Francesco, Amoris Laetitia, 105. 107. 108).
Preghiere
“Sappiamo che se vogliamo amare veramente, dobbiamo imparare a perdonare. Perdonate e chiedete di essere perdonati; scusate invece di accusare. La riconciliazione avviene per prima cosa in noi stessi, non con gli altri. Inizia da un cuore puro” (Santa Teresa di Calcutta).
“Soltanto la tua grazia, Signore, mi tiene in piedi, e se venisse a mancarmi, la caduta sarebbe inevitabile. Ma la tua grazia non mi manca mai, e posso continuare la mia strada senza cadere. La tua grazia è sempre presente, perché sei fedele, una fedeltà senza eclissi né assenze. Quando la lotta si fa violenta, la tua grazia mi sostiene sino alla fine e mi conduce alla vittoria. Quando la tentazione si fa così forte da sembrare irresistibile, la tua grazia mi offre un baluardo che nulla può demolire. Quando la sofferenza si fa così acuta da sembrare intollerabile, la tua grazia mi rende capace di sopportarla coraggio-samente come una croce. Nessuna prova è al di sopra delle mie forze, perché la tua grazia, sempre sufficiente, viene in soccorso alla mia debolezza. Non solo la tua grazia non manca mai, ma ce la doni con abbondanza, perché il tuo amore è infinitamente generoso. Poiché mi assicuri la tua grazia ad ogni istante, fa’ che la mia fiducia non venga mai meno!” (J. Galot).
Liturgia della parola 3 Quaresima anno A: Es 17, 3-7; Sal 94\95; Rom 5,1-2.5-8; Gv 4,5-42
Giovedì: Ora di adorazione, alle 17 – Venerdì: Via Crucis, alle 17