Due solennità particolarmente sentite e vissute nel periodo estivo a Perugia sono quelle di san Lorenzo martire, il diacono per eccellenza della carità, santo titolare della chiesa cattedrale, del 10 agosto, e dell’Assunzione al Cielo della Beata Vergine Maria, del 15 agosto.

San Lorenzo. La solennità del santo titolare della cattedrale perugina, come è tradizione, inizia il giorno della vigilia, il 9 agosto (ore 17.30), con i Primi Vespri presieduti dal vescovo ed amministratore diocesano mons. Marco Salvi e a seguire la celebrazione eucaristica officiata dal presidente del Capitolo dei Canonici di San Lorenzo mons. Fausto Sciurpa. Il 9 agosto, sempre in San Lorenzo, è in programma (ore 21.30) il concerto conclusivo della XIV edizione del Festival internazionale laurenziano d’organo, con la prima esecuzione in tempi moderni del Requiem di Francesco Morlacchi, una grande opera del noto compositore perugino per soli coro e organo, che vede esibirsi il gruppo corale “Santo Spirito Volumnia” di Perugia. Il 10 agosto sono due le celebrazioni eucaristiche in memoria del santo diacono e martire, alle ore 11 e alle ore 18. Quest’ultima sarà presieduta dal vescovo mons. Salvi che ordinerà diacono permanente Simone Cicchi. Attualmente sono più di quaranta i diaconi permanenti dell’Archidiocesi di Perugia-Città della Pieve, che, oltre a prestare servizio liturgico in diverse parrocchie, sono impegnati in attività di catechismo, caritative e di oratorio.

Simone Cicchi, nato a Perugia nel 1970, coniugato con figli, è laureato in Sociologia e in Scienze infermieristiche, operatore sanitario dell’Usl 1 dell’Umbria, presta servizio pastorale nella Parrocchia di San Sisto ed è membro delle comunità catecumenali dell’Unità pastorale di Prepo-Ponte della Pietra-San Faustino.

La Mensa San Lorenzo. La solennità del 10 agosto richiama ogni anno l’attenzione su una delle opere segno della Caritas diocesana, il Punto Ristoro Sociale “San Lorenzo”, aperto anche in questo giorno, nato da una proficua collaborazione tra il Comune e la Chiesa nell’autunno 2008, dove quotidianamente vengono distribuiti pasti caldi a un centinaio di persone in difficoltà, soprattutto anziani residenti nel centro storico. La “Mensa di via Imbriani”, così è conosciuta in città, “è diventata negli anni punto di riferimento e di socializzazione per molte persone e non solo fruitrici di questo servizio – commenta la responsabile Stella Cerasa, assistente sociale della Caritas diocesana –. Nel periodo del Covid, grazie alla collaborazione con il Comune, abbiamo consegnato a domicilio diverse decine di pasti, un’attività che ci ha permesso di continuare a tessere legami con queste persone. Insieme a tutte loro faremo festa il giorno di san Lorenzo. Pian piano anche questa Mensa ritorna alla vita normale”.

La Madonna dell’Assunta. Questa solennità non vede in festa solo la comunità parrocchiale del centro storico dedicata alla Madonna dell’Assunta, quella del quartiere di Monteluce dove un tempo sorgeva il Policlinico di Santa Maria della Misericordia, ma l’intera città con un nutrito programma di eventi religiosi e socio-culturali patrocinato dal Comune di Perugia, che inizia la sera del 10 agosto (ore 21), con la veglia di preghiera presso il monastero delle Clarisse di Sant’Erminio, e culmina con la processione della “luminare Magna”, risalente al secolo XIV, della vigilia (14 agosto, ore 21), dalla cattedrale alla chiesa Salus Infirmorum dell’ex Ospedale di Monteluce, guidata dall’amministratore diocesano mons. Salvi, e con la solenne celebrazione eucaristica il 15 agosto (ore 11) presieduta dall’arcivescovo emerito cardinale Gualtiero Bassetti. Una solennità che richiama sempre molti fedeli per la sua tradizione e fede popolare, divenendo anche importante occasione di aggregazione cittadina in agosto.

«E’ per la nostra gioia che questa notte è illuminata come il giorno, mentre ci viene dato l’annuncio più grande che la storia abbia mai conosciuto: Cristo è risorto dai morti! Noi siamo quindi salvati, giustificati, redenti». Così ha esordito il cardinale Gualtiero Bassetti nell’omelia-messaggio augurale alla comunità diocesana di Perugia-Città della Pieve della Veglia pasquale nella Notte Santa (sabato 16 aprile), nella cattedrale di San Lorenzo. Celebrazione caratterizzata dai riti della benedizione del fuoco, dell’accensione del cero pasquale e della benedizione dell’acqua battesimale. Durante la liturgia hanno ricevuto i sacramenti dell’iniziazione cristiana tre catecumene di nazionalità albanese, iraniana e italiana, della parrocchia perugina di San Donato all’Elce.

Sentire la pienezza della nostra vocazione. «La notte, nella Bibbia, ha un significato negativo – ha evidenziato il presule nell’omelia –. È la tenebra, che è l’opposto di Dio. Ma è proprio da questa “notte” che sorge la “stella del mattino, quella che non vede tramonto”. Ecco perché non possiamo, in questa celebrazione pasquale, non sentire la pienezza della nostra vocazione e la stupenda meraviglia di quello che sarà il nostro destino. Noi sappiamo che Cristo è risorto. Questo è l’annuncio dell’Angelo del Sepolcro. E se Cristo è risorto non è vana la nostra predicazione»

La notte può essere trasformata in giorno. «Voi mi direte – ha proseguito il cardinale –, ma rimane nel mondo tanta tenebra, rimangono le ingiustizie, il fragore delle armi nella tormentata Ucraina e in tante parti del mondo. Gli uomini che vogliono rimanere nelle tenebre non attendono, purtroppo, “la luminosa stella del mattino”. Ma in chi questa “stella” l’aspetta, c’è tanto di potenza dello Spirito Santo, che la dilatazione del suo amore può servire alla salvezza di tutti. E allora la notte può essere trasformata in giorno».

Non temete gli ostacoli. Bassetti ha avuto parole rassicuranti nel dire: «Ci sono mille cose ogni giorno che possono farci temere, mille pensieri, mille pietre, come quella del Sepolcro, mille ragionamenti: tutti ostacoli pesanti sul cammino della nostra vita, pesanti e sordi come la pietra del Sepolcro e l’Angelo dice: “perché cercate tra i morti Colui che è vivo? Non è qui, è risorto, non temete!”. La Pasqua libera il cristiano da ogni paura e gli dà la forza di annunciare al mondo intero, come ci ripete l’apostolo Paolo: “Voi siete risorti con Cristo!”».

Cristiano, riconosci la tua dignità. «Se avremo fede, lo ripeto, questa notte si trasformerà in luce e tutti potremo accorgerci che c’è stata data “novità di vita” e che siamo “luce del mondo e sale della terra”. Così poveri, ma così illuminati, così “nulla” e così riempiti di destino e di grandezza, nella vocazione cristiana. Per questo, fratelli e sorelle, mai come stanotte si può ripetere la parola del grande dottore della Chiesa, san Leone Magno: “Cristiano, riconosci la tua dignità”».

Andare ad annunciare. Bassetti ha ricordato che «a noi è nuovamente comandato di andare ad annunciare – come avvenne per le donne del Vangelo -, che Cristo è risorto. Ed è impossibile non sentire la bellezza, la gioia di questa chiamata. Lo dico soprattutto per le nostre sorelle che stanno per ricevere il Battesimo. Si sono preparate, hanno fatto un lungo cammino e lo dico anche per tutti coloro che hanno portato a termine il cammino neocatecumenale (e grazie a Dio sono tanti) e che solennemente rinnoveranno le promesse battesimali dinanzi al vescovo. Occorre comprendere che tutti, gratuitamente, abbiamo ricevuto un destino di luce, che ci spinge ad annunciare che Cristo è risorto, testimoniandolo con la vita e con le opere».

Siamo nel mondo la credibilità di Gesù. Bassetti ha poi esortato tutti i cristiani a «diventare la pasqua visibile del mondo», altrimenti, ha detto, «nel mondo non ci sarà più Pasqua. Quando i non credenti diranno: dov’è la Pasqua? Cos’è la vostra Pasqua? Quando coloro, e purtroppo sono tanti, che si sono staccati dalla Chiesa diranno: dov’è il vostro Cristo? Forse nella favola delle vostre labbra? Guai a noi se non daremo l’unica risposta che deve essere data: “Noi siamo di Cristo, o meglio, siamo “Cristo”, il suo corpo, Lui e la Chiesa… Siamo chiamati ad essere, nel mondo, la credibilità di Gesù, la testimonianza viva che Lui è veramente risorto ed ha salvato il mondo. Non basta più essere veritieri, occorre essere veraci. È grande oggi la responsabilità del cristiano, ma ancora più grande deve essere la sua gioia».

La Pasqua, costante cammino di testimonianza. «Carissimi figli di questa grande Chiesa perusino-pievese, facciamo Pasqua in questo modo. Una Pasqua che non termina con la colomba e con gli auguri di domani, che domani l’altro non ci sono più. La Pasqua sia un costante cammino di testimonianza cristiana. Dice il Vangelo di oggi, che Maria andò correndo a portare l’annuncio. Purtroppo era motivata dall’angoscia: “hanno portato via il Signore!”. Che la nostra corsa – ha auspicato il cardinale Bassetti – sia, invece, motivata dalla gioia».

«Vi invito con tutto il cuore a vivere con intensità questa Settimana Santa che ci prepara alla Pasqua. Immergiamoci pienamente in tutte le vicende che hanno segnato la Passione, Morte e Risurrezione di Gesù. E accanto a quelle di Gesù ci sono le sofferenze di tanti fratelli e sorelle ucraini calpestati nella loro dignità umana, particolarmente i bambini, le donne, gli anziani, i giovani». Con queste parole il cardinale Gualtiero Bassetti ha introdotto l’omelia della Domenica delle Palme, pronunciata nella cattedrale di San Lorenzo di Perugia dopo aver fatto memoria dell’ingresso di Gesù a Gerusalemme benedicendo i ramoscelli d’ulivo e guidando la processione dall’arcivescovado alla cattedrale, animata dai membri degli ordini cavallereschi di Malta e del Santo Sepolcro a cui hanno preso parte numerosi fedeli.

Verrà un giorno… Pensando a quanto di disumano sta accadendo in Ucraina, il cardinale ha detto con voce ferma: «Ricordiamoci che Dio è un Padre geloso, che chiederà conto a tutti delle sue creature. “Verrà un giorno…”, disse padre Cristoforo nel Promessi Sposi, ed io temo il giudizio di Dio quando il nostro comportamento delega da ogni insegnamento evangelico e dai comandamenti del Signore. Anche per tutti questi motivi viviamo a fondo gli eventi che segnano gli ultimi giorni della vita terrena di Gesù».

Il trono della croce. «Oggi il Signore entra in Gerusalemme come un re, ma è diverso dai potenti di questo mondo: regna da un trono, che è la croce. Non vince con gli eserciti e le alleanze. Le sue parole sono chiare: “Chi è il più grande fra voi diventi come il più piccolo e chi governa, come chi serve”. Non erano parole di comodo, bastarono poche ore e Gesù portò sulla sua carne, alle estreme conseguenze, queste affermazioni».

Le parole di una catechista. Bassetti ha proseguito l’omelia raccontando la sua esperienza in una parrocchia: «Mi sono commosso, tempo fa, ascoltando una brava catechista, una mamma, che spiegava con parole semplici ai suoi ragazzi la Passione di Gesù, più o meno con queste espressioni che mi sono rimaste impresse: “Cari ragazzi, c’era un uomo buono che parlava del Vangelo. In tanti accorrevano ad ascoltarlo. Ad un certo punto i potenti decisero che aveva parlato troppo e che troppe persone stavano a sentirlo; presero quindi la decisione di farlo tacere… Quell’uomo, dopo essere stato rivestito per burla, con gli abiti da re, fu torturato, schiaffeggiato, coronato di spine. Poi fu condotto fuori della città, verso una collinetta chiamata Golgota e fu inchiodato sulla croce con due ladri. Su quella Croce quell’uomo buono morì. Si chiamava Gesù e veniva da Nazareth. Quella morte fu ingiusta”, concluse la catechista».

La morte è sempre ingiusta. «La morte, ogni vita tolta – ha commentato il cardinale –, è sempre ingiusta, anche dopo i crimini più brutti».

I bambini comprendono. Il presule si è poi posto questa domanda: «Chi è in grado di comprendere Gesù? Io mi sono posto tante volte questa domanda e pensando ai bambini che accolgono Gesù mentre entra a Gerusalemme, forse sono proprio loro che lo comprendono più di noi adulti, perché ne colgono la profondità del suo messaggio: “Se non diventerete come bambini, non potete entrare nel Regno dei Cieli”. È quello che succede a Pietro nell’orto degli ulivi, quando si mette a piangere come un bambino. È allora che comincia a capire davvero sé stesso e noi siamo come lui».

Prendere in mano il Vangelo. «Dobbiamo tutti, all’inizio di questa Settimana Santa, rientrare in noi stessi. Cerchiamo di diventare uomini e donne, veri, sinceri e onesti come Pietro. Decidiamo con forza di cambiare vita. Prendiamo in mano il Vangelo e facciamo, soprattutto in questi giorni, compagnia a Gesù».

Terribilmente fragili. «Il ramoscello d’ulivo che abbiamo in mano sia davvero un segno di pace – ha auspicato Bassetti –, che ci ricorda continuamente che il Signore vuole la pace. L’ulivo ci accompagnerà nelle nostre case per ricordarci quanto Gesù ci vuole bene, perché abbiamo bisogno di dircelo concretamente e continuamente altrimenti anche noi rischiamo di cadere, perché siamo terribilmente fragili. Ricordiamo l’insegnamento della catechista ai bambini e ricordiamo soprattutto che Gesù è la nostra vera pace».

Nella basilica di San Domenico di Perugia, nel rispetto delle disposizioni per il contenimento del contagio da Covid-19, il cardinale arcivescovo Gualtiero Bassetti, nel giorno della Festa diocesana della Madonna delle Grazie e di avvio del nuovo Anno pastorale, ha ordinato diaconi transeunti sei giovani seminaristi perugini. Si tratta di Samy Cristiano Abu Eideh, Vittorio Bigini, Daniele Malatacca, Emmanule John Olajide Boluwatife, Simone Strappaghetti e Michael Tiritiello, che il prossimo anno diventeranno sacerdoti dopo aver ultimato gli studi presso il Pontificio Seminario Regionale Umbro “Pio XI” di Assisi.  Nell’introdurre la celebrazione eucaristica il cardinale ha commentato: «Chissà da quanto tempo questa stupenda basilica domenicana non aveva visto tante persone riunite, pur nel rispetto delle regole che ci sono richieste, per una celebrazione così significativa. Questi sei figli che stanno dinanzi a me sono il frutto della maternità della Chiesa».

La Chiesa è madre e lo ha sottolineato il cardinale nel ricordare che «la Chiesa genera i suoi figli attraverso il battesimo e il sacramento dell’Ordine e li costituisce padri e maestri della comunità. E’ per questo che all’inizio abbiamo invocato lo Spirito Santo, perché opera sempre delle creazioni nuove e questi figli saranno generati al primo grado del sacramento dell’Ordine e saranno totalmente al servizio del popolo di Dio. Ecco perché voi popolo di Dio avete questo senso dell’importanza e della bellezza della necessità delle vocazioni, perché altrimenti chi darebbe l’Eucaristia domani, chi darebbe i sacramenti, chi ci accompagnerebbe al Signore all’ultimo respiro della nostra vita? Grazie figli per aver già detto con il cuore il vostro sì per questa grazia al diaconato e che lo ripeterete tra poco al Signore dinanzi al popolo di Dio».

Risposta generosa alla chiamata del Signore. «Carissimi Daniele, Emanuel, Micheal, Samy, Simone e Vittorio.  Una doppia consolazione pervade la mia anima, in questa solenne e indimenticabile celebrazione – ha esordito il cardinale nell’omelia –. Vi confesso che, in 26 anni di episcopato, non mi era mai accaduto di poter consacrare, insieme, sei diaconi di una stessa diocesi, tutti candidati all’ordine del Presbiterato. L’altro motivo di grande emozione è dato dal fatto che il Vescovo, che stasera vi consacra, da più di tre anni avrebbe dovuto essere emerito; perciò, fin da quando entraste in seminario, vi ho sempre detto “sarà un altro Vescovo ad imporvi le mani”. Ma è sempre la Provvidenza del Signore che tutto dispone. Sono convinto di conoscervi abbastanza perché, nei primi vostri anni di seminario, venivo spesso ad incontrarvi. Da sempre, e lo dico con grande sincerità, ho avuto la percezione che fosse il Signore a chiamarvi e devo constatare che la vostra risposta è stata generosa».

Sostenuti da un amore forte a Cristo. «Cosa ho notato in voi durante gli anni della formazione? – si è chiesto il presule –. Nonostante le fragilità, che accompagnano sempre la nostra vita cristiana, vi ho visti sostenuti da un amore forte: non un amore di pelle, tumultuoso e incostante, come spesso è quello degli adolescenti, ma pacato, sereno, forte, davvero capace di muovere le vostre persone e di saziarle. È questo amore personalissimo a Gesù Cristo che, ne sono certo, vi ha sostenuto ed ha motivato la vostra scelta. È questo amore a Gesù che vi farà prendere in mano la Bibbia e vi farà sostare, come Maria di Betania, ai piedi del Maestro, mentre Lui vi parla ed ammaestra. L’amore a Cristo vi farà altresì prendere in mano la Liturgia delle Ore, con quotidiana fedeltà, per parlare allo Sposo con la voce della Sposa e per portare davanti a Dio la lode, il gemito, l’attesa, la speranza della nostra Chiesa e di tutta l’umanità. Questo stesso amore, carissimi Daniele, Emanuel, Michael, Samy, Simone, Vittorio, vi farà accostare con passo generoso e trepido, al cammino dei bambini, dei giovani, degli adulti, degli anziani e soprattutto delle famiglie, per essere fratelli ad ogni generazione e farvi “tutto a tutti, allo scopo di guadagnare sempre qualcuno alla causa del Vangelo”».

Varcare sempre la porta di Cristo. «Soltanto la tenerezza dell’amore di Cristo – ha proseguito il cardinale – vi porterà a percorrere ogni geografia umana, ad essere cittadini delle regioni della gioia, come di quelle del pianto, non per celare il vostro volto sotto maschere di occasioni, ma per essere per ciascuno la visibilità di Dio. Solo la forza unitiva dell’amore a Cristo vi impedirà, domani, da presbiteri, di essere solitari, di isolarvi nelle vostre parrocchie, ma vi spingerà a camminare con la chiesa locale, a costruire un rapporto significativo e fraterno con gli altri preti e col Vescovo. Ve lo ripeto, varcate sempre quella porta che è Cristo per consegnarvi a Lui totalmente e offrirgli con semplice e disarmante verità la vostra vita. Cari candidati al diaconato, carissimi sacerdoti qui presenti, consacrati e consacrate, famiglie, se noi non varchiamo quella porta che è Cristo, siamo tutti dei falliti davanti a Dio, a noi stessi, e a tutte le attese che i fratelli ci presentano. Ma se, nonostante i vostri limiti, voi cari figli sarete innamorati di Cristo, anche fra i ghiacciai del Polo Nord, come diceva il Vescovo Tonino Bello, potrete far ardere i vostri sarmenti. E questo amore vale ben più della pastorale, della morale, della teologia, del ministero stesso, anche se tutto ciò occorre».

La nostra Madonna della Grazie, ha detto il presule, rivolgendosi ai sei ordinandi, «vi orienti sempre a dire il vostro “eccomi”, nella fedeltà alla Parola, nell’offerta della vita, nell’inginocchiarvi, come il Maestro, per lavare i piedi ai vostri fratelli. Sia proprio Lei, la Vergine silenziosa e forte, ad aiutarvi a non avere mai paura. Non vi mancherà mai l’aiuto e il sostegno di San Domenico, San Francesco e della schiera dei santi e delle sante dell’Umbria».

Messaggio ai giovani. Avviandosi alla conclusione il cardinale Bassetti si è rivolto a tutti i giovani presenti dicendo loro: «Daniele, Emanuel, Micheal, Samy, Simone, Vittorio hanno corso, in questi anni, attratti dal volto di Cristo. Lo Spirito Santo vi spinga in questa corsa in avanti. La Chiesa ha bisogno del vostro slancio, delle vostre intuizioni, della vostra fede. Ne abbiamo bisogno tutti noi! E come dice papa Francesco: “quando arriverete dove noi non siamo ancora giunti, abbiate la pazienza e la bontà di aspettarci!”».

Ricostituita nel 2016, la quattrocentesca Venerabile Confraternita del Santissimo Sacramento, di San Giuseppe e del Sant’Anello della cattedrale di San Lorenzo in Perugia, all’inizio del nuovo Anno pastorale e in vista della festa diocesana della Madonna delle Grazie del prossimo 12 settembre, ha rinnovato il suo Consiglio. L’Assemblea dei confratelli, composta in gran parte da giovani, si è riunita lo scorso 7 settembre, rieleggendo alla carica di priore l’avvocato Roberto Tittarelli. Gli altri componenti del Consiglio sono: Tommaso Vicarelli, vice priore; Francesco Tugliani, camerlengo; Fabio Ercoli, segretario; Federico Poggianti, provveditore; don Riccardo Pascolini, cappellano; don Simone Sorbaioli, custode.

L’Assemblea, nel dettare le linee del prossimo triennio del suo Consiglio, si è richiamata alle finalità principali della stessa Confraternita, tra cui la promozione di opere di carità, la diffusione di una maggiore venerazione del Santissimo Sacramento, della cultura della famiglia e della conoscenza della storia del Sant’Anello, reliquia ritenuta dalla pietà popolare l’anello con cui la Beata Vergine Maria fu sposata a san Giuseppe.

La Confraternita ha sede nella suggestiva sala del “Sant’Anello” del complesso della cattedrale e suo prossimo appuntamento è la “calata del Sant’Anello” in San Lorenzo, nel giorno della festa diocesana della Madonna delle Grazie, sabato 12 settembre, alle ore 10.30. Nell’occasione si terrà il rito della vestizione di un nuovo membro della Confraternita, Emanuele Pettini.

Al termine dell’Assemblea, i confratelli sono stati ricevuti dal cardinale arcivescovo Gualtiero Bassetti. Il presule ha avuto per tutti parole di gratitudine e di incoraggiamento per il servizio svolto alla Chiesa diocesana, affidando la loro opera alla protezione della Beata Vergine Maria delle Grazie.

Nella solennità di San Lorenzo, diacono e martire, titolare della cattedrale di Perugia, il 10 agosto pomeriggio, il cardinale arcivescovo Gualtiero Bassetti, presidente della Cei, ha ordinato tre diaconi permanenti: Valerio Agostini, della parrocchia di Santa Petronilla, Fabio Costantini, della parrocchia della concattedrale dei Ss. Gervasio e Protasio di Città della Pieve, e Sergio Lucaroni, della parrocchia di Santa Petronilla. Ai tre ordinandi e ai diaconi presenti, il presule, nell’omelia (il testo integrale è di seguito riportato) ha rivolto parole di incoraggiamento: «col vostro carisma e l’esercizio del vostro ministero, aiutate la nostra Chiesa ad essere più famiglia, e lasciatemelo dire, più umana, possiate imitare l’ardore di carità, che il Diacono Lorenzo sicuramente attingeva dalla Santa Eucarestia». E nel rivolgersi a tutti i fedeli, il cardinale Bassetti ha detto: «Proprio in questo nostro tempo, in cui povertà e miseria di ogni tipo, stanno emergendo e venendo alla luce, voi Diaconi, e voi tutti credenti in Cristo, non potete non fissare lo sguardo su Lorenzo che arde di amore per gli altri. E particolarmente voi, carissimi ordinandi, seguite i suoi insegnamenti, imitatelo nell’ardore della sua carità e nell’amore ai poveri, ai piccoli, agli ultimi, a coloro che, come dice con una forte espressione il nostro Papa Francesco, sono considerati “scarti” da gran parte della nostra società. Imitando Lorenzo non sbaglierete mai strada, perché egli continuerà sempre ad indicarvi quelli che sono il vero tesoro della Chiesa. Non c’è dubbio che questo tempo di “pandemia” ci abbia aiutati a relativizzare tante cose, tanti pseudo valori su cui ci eravamo tranquillamente adagiati; l’esperienza vissuta, i sacrifici che abbiamo dovuto affrontare, siano per noi l’occasione di una maggiore attenzione al nostro prossimo e di una condivisione più generosa».

Ricorre il 10 agosto la solennità di San Lorenzo, diacono e martire, titolare della cattedrale di Perugia. Questa ricorrenza, molto sentita dai fedeli perugini, è vissuta anche come la festa diocesana dei diaconi permanenti. È consuetudine del cardinale arcivescovo Gualtiero Bassetti ordinare alcuni diaconi nel giorno in cui la Chiesa celebra il Santo martire e diacono per eccellenza della carità. Anche quest’anno, seppur segnato dall’emergenza Covid-19, il cardinale ordinerà in cattedrale, lunedì pomeriggio (ore 18), tre diaconi che hanno completato il ciclo quinquennale di formazione. Si tratta di tre coniugati, da anni impegnati insieme alle mogli nelle loro parrocchie dove hanno maturato la vocazione al diaconato: Valerio Agostini, della parrocchia di Santa Petronilla di Perugia, nato nel 1954, consulente finanziario, sposato con Luana, genitori di sei figli di cui due in Cielo e una in affido definitivo; Fabio Costantini, della parrocchia della concattedrale dei Ss. Gervasio e Protasio di Città della Pieve, nato nel 1963, medico psichiatra, sposato con Barbara, genitori di cinque figli di cui una adottata e affetta da una grave disabilità; Sergio Lucaroni, in pensione, della parrocchia di Santa Petronilla di Perugia, nato nel 1958, sposato con Sandra, genitori di tre figli.

Il diaconato familiare del cardinale Bassetti. Tre storie esemplari di vita umana e cristiana presentate in un ampio servizio pubblicato nell’ultimo numero del settimanale cattolico La Voce, a cura di Mariangela Musolino, dedicato anche al diaconato permanente. Con i tre ordinandi, i diaconi permanenti nella comunità diocesana di Perugia-Città della Pieve sono una quarantina, numero cresciuto sensibilmente nell’ultimo decennio. Il cardinale Bassetti, nel valorizzare la figura del diacono permanente, come prevede il Concilio Vaticano II, ha parlato di recente di “diaconato familiare” per richiamare ancor di più l’attenzione dei cristiani all’importante ruolo svolto da tutti i componenti del nucleo familiare, in primis della moglie, nell’attività del diacono al servizio della comunità ecclesiale locale. In parrocchia il diacono permanente opera in diversi ambiti coadiuvando il parroco, dal servizio liturgico a quelli della carità e della catechesi ed evangelizzazione, oltre a ricoprire ruoli nell’amministrazione e gestione delle attività pastorali. «C’è un gran bisogno di famiglie che si prendano cura di altre famiglie – commentano il diacono Luigi Germini e la moglie Maria Rosaria, membri dell’equipe diocesana di formazione al diaconato –. La nostra caratteristica di famiglia diaconale è che non siamo più laici, ma viviamo nel mondo dei laici, quindi siamo l’estensione ideale tra Chiesa e mondo».

Il “Punto ristoro sociale Comune-Caritas S. Lorenzo”. La solennità di San Lorenzo a Perugia è vissuta anche come giornata di riflessione sulla carità, nel richiamo della testimonianza evangelica del santo titolare della cattedrale il cui esempio è sempre attuale non solo per i diaconi, ma per tutti i credenti e gli uomini di buona volontà. Non è un caso che sia stato intitolato a San Lorenzo il “Punto ristoro sociale Comune-Caritas“ di Perugia, più comunemente conosciuto come la “Mensa S. Lorenzo” ubicata nell’antico oratorio del quartiere del Carmine, in pieno centro storico. Questa mensa è attiva dal 2008, coordinata dall’assistente sociale Stella Cerasa, dove, dal lunedì al sabato, 70 persone in difficoltà (soprattutto anziane e sole) trovano ristoro e calore umano sentendosi come in famiglia. Anche nel giorno di San Lorenzo la mensa sarà aperta all’ora di pranzo, animata da volontari e operatori Caritas, una delle opere segno della Chiesa diocesana espressione di collaborazione concreta, in ambito sociale, tra Istituzioni civili e religiose del capoluogo umbro.

Ritorna ad essere fruibile al pubblico, dopo il lockdown, uno dei più importanti e suggestivi siti archeologici dell’Umbria. Martedì 14 luglio riapre la zona archeologica del Museo del Capitolo della Cattedrale di San Lorenzo di Perugia, la “città sotterranea”. Un percorso archeologico che si estende per oltre un chilometro e profondo 15 metri rispetto all’attuale piano della cattedrale, in cui il visitatore ripercorre ventisei secoli di storia nell’ammirare resti di edifici e reperti di età etrusca, romana e medioevale. Un’area di grande interesse culturale che richiama passaggi e personaggi della storia perugina e non solo, come il corridoio bizantino Roma-Ravenna, i conclavi svoltisi a Perugia (cinque dal 1216 al 1305), i papi che vi soggiornarono e alcuni dei quali vi morirono (Innocenzo III, Urbano IV, Martino IV e Benedetto XI).

Dalla direzione del Museo capitolare fanno sapere che «tutto è stato predisposto per la riapertura, ottemperando alle disposizioni anti Covid-19: non solo con il ricorso alla cartellonistica e alle postazioni dotate di gel disinfettante, ma anche con numeri di accesso inferiori rispetto a quelli previsti prima dell’emergenza sanitaria. In tal senso, i visitatori che potranno seguire le visite guidate non potranno superare le 10 unità e sarà indispensabile indossare la mascherina e mantenere le distanze di sicurezza». La biglietteria sarà aperta dal martedì alla domenica con i seguenti orari: al mattino, dalle ore 10,30 alle 12,30; nel pomeriggio, dalle ore 15 alle 17,30.

A Perugia, quest’anno, la solennità del Corpus Domini, di domenica 14 giugno, non sarà celebrata nella sua pienezza come avveniva da secoli (a partire dalla seconda metà del ‘300), culminando con la processione del Santissimo Sacramento dalla cattedrale di San Lorenzo alla basilica di San Domenico, sostando in preghiera davanti alle sedi delle Istituzioni civili e politiche del capoluogo umbro. La solennità del Corpus Domini sarà celebrata all’interno della cattedrale, alle ore 11, trasmessa in diretta da Umbria Radio InBlu (92.00 e 97.20), e non ci sarà la tradizionale processione. A presiedere la celebrazione eucaristica sarà il cardinale arcivescovo Gualtiero Bassetti alla presenza delle autorità cittadine. Al termine si terrà l’adorazione del Ss. Sacramento all’altare maggiore guidata dal cardinale che impartirà la benedizione eucaristica alla comunità perugina.

Breve nota storica del Corpus Domini a Perugia. Il capoluogo umbro è da sempre molto legato alla solennità del Corpus Domini, istituita da papa Urbano IV, morto a Deruta il 2 ottobre 1264 e sepolto nella cattedrale di San Lorenzo. Circa due mesi prima della morte, l’11 agosto 1264, Urbano IV istituì ufficialmente questa solennità con la bolla Transiturus de hoc mundo, a seguito del “particolare miracolo eucaristico” avvenuto a Bolsena l’anno precedente. La popolarità di questa festa, che manifesta pubblicamente la fede del popolo cristiano nel Santissimo Sacramento, è cresciuta con il Concilio di Trento (1545-1563), quando si sono diffuse le processioni eucaristiche e il culto eucaristico al di fuori della Messa. A Perugia si ha memoria storica della processione con il Santissimo Sacramento dall’anno 1378, a seguito di un “provvedimento pubblico” delle autorità civili e religiose della città (cfr. Cronaca di P. Pellini) che stabilì anche il percorso.