La fede è relazione

“In un lebbrosario, nei sobborghi di Rio Branco, in Amazzonia, alla messa, un lebbroso che la malattia aveva divorato pezzo per pezzo, senza più mani e senza piedi fece l’intercessione più spiazzante che avessi udito: ‘preghiamo per padre Ermes, che domani riparte per l’Europa, perché sappiamo che laggiù è molto difficile credere, ci sono tanti pericoli per la fede’.. Lui devastato, credente e solidale nella fede, ma salvato nella sua umanità profonda, pregava per me invece di gemere di dolore o di invidiare la mia salute. Dopo la messa, mi avvicino per ringraziarlo e gli domando: ‘Ma tu, quando sarai davanti a Dio e lo incontrerai faccia a faccia, che cosa gli dirai? Gli chiederai conto di perché sei stato lebbroso?’. E lui risponde: ‘No, non gli chiederò nulla, io mi sono sempre fidato’… Non ricordo più il suo nome, ma ricordo il suo cuore, un cuore dai battiti strani, quelli della fede totale. Io ero il sano, ma lui il salvato! E che cosa aveva ottenuto, quali vantaggi gli aveva portato la fede? Per il suo corpo nessuno, per la sua salute nessuno, ma per la sua relazione con il corpo, il mondo e il futuro aveva avuto moltissimo. La fede è relazione, non un’assicurazione contro malattie o disgrazie”.

(E. Ronchi-M. Marcolini, Una fede nuda, Ed. Romena)

Piccoli messaggi, non messaggi piccoli

“Guai a voi che ora siete sazi..” (Lc 8,259)

La sazietà, la soddisfazione di sé, l’appagamento a base di cose futili, può essere un impoverimento, o addirittura una colpa.
L’uomo, questo insoddisfatto. L’uomo creatura del desiderio.
L’uomo, capolavoro del creato, che, per essere se stesso, ha bisogno di “qualcos’altro”.
L’uomo, per essere al proprio posto, deve essere capace di spingersi “al di là”.

“Guai a voi, scribi e farisei ipocriti, che chiudete il regno davanti agli uomini, perché così non vi entrate, e non lasciate entrare nemmeno quelli che vogliono entrare” (Mt 23, 13-14)
Davvero paradossale la condizione del cristiano. Se non “entra” totalmente, ma sta alla porta, non soltanto è colpevole per sé, ma diventa ostacolo, impedimento per gli uomini di buona volontà.
Il cristiano, col suo comportamento, può costituire un invito, far scaturire un desiderio, una nostalgia.

(A. Pronzato, Vangeli insoliti, ed Gribaudi)

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